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Essere d'aiuto

  • Giulia Bozzola
  • 14 mag 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Molti di noi conoscono almeno una persona cara (un familiare, un amico) che sta affrontando disturbi come l’ansia o la depressione. Vediamo come possiamo essere loro d’aiuto con poche, semplici attenzioni.

  • Ricordiamo che ansia e depressione non sono una mera fantasia della persona che ne soffre, ma sono patologie caratterizzate da specifiche alterazioni nel funzionamento del sistema nervoso. Per questo motivo, non è sufficiente a una persona depressa esercitare la “forza di volontà”, o “pensare positivo”. Allo stesso modo, una persona che soffre d’ansia non riesce semplicemente a “stare calma”, o a “non pensarci”. Proviamo invece ad ascoltare senza giudicare.

  • Non emarginiamo la persona che non si sente bene, anzi: continuiamo a coinvolgerla come abbiamo sempre fatto; se anche dovesse rifiutare, rinnoveremo l’invito alla prossima occasione! La nostra presenza, unita alla capacità di tollerare qualche rifiuto, può fare la differenza per l’altra persona, che sentirà una preziosa rete di accettazione intorno a sé, attenuando il senso di vergogna e inadeguatezza.

  • Incoraggiamo la ricerca di aiuto professionale; i professionisti indicati sono lo psichiatra per la prescrizione di una corretta terapia farmacologica che ripristini l’equilibrio neurale, e lo psicologo, per comprendere l’origine del disturbo e imparare a gestirne gli effetti sulla vita quotidiana, trovando un nuovo equilibrio. Possiamo aiutare la persona nella ricerca, e magari offrirci di accompagnarla ai primi appuntamenti.

  • Se sarà prescritta una terapia farmacologica, potremo aiutare la persona a ricordare e rispettare le prescrizioni. Attenzione: spesso i farmaci necessitano di alcune settimane per iniziare ad esercitare il loro effetto. Il sostegno di qualcuno che aiuti a “tenere duro” in questa prima fase può essere fondamentale per non scoraggiarsi!

  • Gestiamo senza terrore eventuali momenti di crisi. Una risposta di rifiuto o chiusura è comprensibile, perché motivata dalla paura, ma confermerebbe pericolosamente il sentimento di negatività e solitudine. Se la persona parla di suicidio, non facciamoci spaventare! Affianchiamo il nostro caro durante la crisi, eventualmente rivolgendoci al medico per attivare i servizi sanitari di emergenza.

  • Se la persona presenta forte agitazione o un vero e proprio attacco di panico, restiamo al suo fianco senza farci contagiare dall’ansia. Con calma, invitiamola a sedersi e a recuperare il controllo della respirazione, che deve preferibilmente avvenire a livello toracico, per scongiurare l’iperventilazione. Mostriamoci disponibili, ma fermi e sicuri. L’attacco di panico si risolverà nel giro di pochi minuti.

Ricordiamo infine che ansia e depressione compaiono normalmente nelle persone SANE in particolari momenti della vita, sotto forma di tristezza, agitazione, angoscia. Pertanto, ciascuno di noi ha la capacità di immedesimarsi e comprendere queste emozioni. Semplicemente, nella persona con sindromi ansiose e depressive questa condizione si è stabilizzata in modo tale da non permettere alla persona di emergerne.

Nessuno si aspetta che un amico o un familiare possano sostituire psicologo e psichiatra! Facciamo semplicemente ciò che è in nostro potere per far sentire la persona compresa e accolta, facendo da “ponte” verso gli specialisti. Saranno loro a farsi carico della responsabilità del trattamento.

 
 
 
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Dr.ssa Giulia Bozzola - Psicoterapeuta, Psicologa Clinica

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